Chat aziendali: garantire il diritto di disconnessione al lavoro

Per molti, weekend significa una sola cosa: riposo. Ma se questo riposo viene continuamente interrotto da chiamate, e-mail e messaggi provenienti da datore di lavoro o colleghi, come rilassarsi?

In un periodo storico in cui lo smart working interessa la maggior parte dei lavoratori rendendo quasi impossibile disconnettersi nei momenti opportuni, è necessario analizzare cos’è il diritto alla disconnessione in tutti i suoi aspetti. Indagando come rispettarlo in azienda, permettendo il mantenimento di un ambiente lavorativo rilassato e salutare per ogni dipendente.

Diritto alla disconnessione, cosa significa?

Il diritto alla disconnessione implica la libertà dei lavoratori di non essere costantemente disponibili per le comunicazioni lavorative, preservando così la possibilità di non rispondere immediatamente durante il tempo libero. È cruciale che questa libertà non comprometta l’ambiente lavorativo rilassato, mantenendo un equilibrio tra lavoro e vita privata. La diffusa presenza degli smartphone nella nostra quotidianità, infatti, rende arduo staccare ed evitare un flusso costante di informazioni. Sebbene la comunicazione istantanea tra colleghi sia un vantaggio per le attività lavorative, il sovraccarico di informazioni può avere conseguenze negative sulla sfera personale e professionale.
Per questo motivo il nucleo del diritto alla disconnessione è consentire ai lavoratori di lasciare da parte gli impegni lavorativi quando desiderano dedicarsi alla propria vita privata, evitando contatti al di fuori degli orari prestabiliti. Tuttavia, senza una tutela adeguata, la disconnessione rimane a discrezione del singolo dipendente, spesso influenzato dalla pressione per rimanere costantemente connesso per timore di essere considerato poco produttivo. Questa situazione è stata accentuata dall’emergere dello smart working durante la pandemia, rendendo sempre più sfumato il confine tra vita lavorativa e privata.

Per garantire il diritto alla disconnessione in un ambiente aziendale, è fondamentale adottare soluzioni come Unified Communication di Trenove. Questo sistema di comunicazione unificato, basato sulla tecnologia VOIP, consente ai dipendenti di effettuare e ricevere chiamate tramite internet anziché le linee telefoniche tradizionali. Grazie a funzionalità innovative come risponditori automatici, rubrica aziendale e personale, e la possibilità di personalizzare lo stato dell’utente, si offre la flessibilità necessaria mantenendo la separazione tra la sfera lavorativa e quella personale. Questa soluzione, gestita tramite un moderno centralino in cloud, non solo migliora la comunicazione interna ed esterna dell’azienda ma permette anche di definire limiti temporali nelle chat aziendali, favorendo la disconnessione nei momenti non lavorativi.

Telelavoro: in cosa consiste

Ma quindi, in che cosa consiste il telelavoro? In realtà, questo termine ha un’accezione differente da quella che si attribuisce al termine “smart working” anche se spesso i due vengono utilizzati come sinonimi.
Se analizziamo il termine a partire dalla legge n. 191 del 16/06/1998, questa afferma che “le amministrazioni pubbliche possono prevedere forme di lavoro a distanza in modo da autorizzare i dipendenti a svolgere la prestazione lavorativa in un luogo diverso dalla sede abituale.” Ciò deve avvenire ovviamente a parità di salario e installando le apparecchiature informatiche necessarie.
Quindi, per telelavoro si intende una modalità di lavoro in cui vengono rispettati gli orari lavorativi normali ma che, semplicemente, viene svolto in una sede differente adibita con le giuste apparecchiature informatiche. Di conseguenza, il telelavoro è soggetto a moltissimi vincoli che influenzano la vita e lo svolgimento delle attività del lavoratore; con sé, porta una serie di vantaggi e svantaggi per quest’ultimo che può godere dei benefici legati, per esempio, ad una riduzione del tempo di trasporto ma, al contrario, può sentire la pressione legata all’isolamento sociale causato dal telelavoro.

Quando si parla di smart working, invece, si fa riferimento al lavoro agile; intendendo una modalità di lavoro non obbligatoriamente sottoposta a vincoli di luogo ed orario, che spesso viene organizzata per obiettivi, fasi e cicli. Lo smart worker, infatti, è più libero nella gestione del proprio lavoro organizzando i propri tempi e luoghi; inoltre, non avendo vincoli orari, può procedere per obiettivi raggiungendo una produttività spesso maggiore.

I due termini, anche se differenti, hanno in comune il fatto di rendere molto difficile, per il lavoratore, riconoscere il limite tra la sfera lavorativa e quella personale. Proprio per questo, in Italia come nel resto dei Paesi, sono state introdotte diverse norme a tutela del diritto di disconnessione.

Che sia Telelavoro o Smart Working, però, non possiamo sottovalutare uno degli aspetti più importanti, motivo per cui alcuni datori di lavoro tendono ad essere restii a concedere opzioni flessibili con il lavoro da remoto: la cybersecurity. Oltre a una comunicazione efficace, infatti, la sicurezza informatica è cruciale per proteggere i dipendenti durante i momenti di disconnessione. Il servizio di Firewall Next Gen di Trenove si inserisce come un baluardo fondamentale in questo contesto. Questa soluzione integra funzionalità avanzate di filtraggio dei dispositivi di rete, dei contenuti web e delle applicazioni, offrendo una protezione completa contro le minacce esterne. Con un sistema integrato di prevenzione delle intrusioni e funzionalità di prevenzione delle minacce, il Firewall Next Gen consente di lavorare in sicurezza sia in ufficio che in mobilità, garantendo la protezione dei dati aziendali. Questa soluzione non solo offre un maggior controllo del traffico internet, ma si adatta perfettamente alle nuove esigenze di smart working, consentendo la flessibilità delle VPN e fornendo un ambiente sicuro anche al di fuori delle mura dell’ufficio.

Come viene garantito il diritto alla disconnessione nell’era del telelavoro

In Italia, una delle prime norme che si è espressa sul diritto alla disconnessione è la legge 81/2017 che prende il nome proprio di “legge sullo smart working” affermando che questa tipologia di lavoro deve prevedere “misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche del lavoro”. Il punto critico di questa tutela è che, riferendosi ai lavoratori in smart working, la legge non tutela le altre tipologie di lavoratori.
Nel 2021, il Parlamento Europeo si è espresso a sostegno di questo diritto fondamentale per tutti i lavoratori; In Italia, con la legge 6 maggio 2021 n. 61 si riconosce “al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati. L’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”.
Sebbene in tale norma sono incluse tutte le tipologie di lavoratori, non è una sorpresa scoprire come questo diritto non sempre sia tutelato. Quindi, come garantire il diritto alla disconnessione? È un compito che spetta sia ai piani alti dell’azienda che al singolo dipendente; assicurandosi di rispettare effettivamente l’orario lavorativo scollegandosi nei momenti in cui questo si conclude. Tale operazione può essere agevolata anche attraverso la limitazione, nelle chat aziendali, degli orari lavorativi obbligando la disconnessione attraverso la non ricezione dei messaggi.

Anche noi di Trenove possiamo supportare la tua azienda nella tutela del diritto alla disconnessione! Non esitare a contattarci per scoprire tutte le modalità.

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